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ANGELI SCONOSCIUTI DIARIO DI UN SOCCORRITORE


cover libro Angeli Sconosciuti

Quando, come e perché è nato questo diario di un soccorritore. Curiosità alle quali ho risposto già molte volte in passato, ma che non tutti ancora conoscono e spesso mi vengono riproposte.

Quando: Marzo 2016, una mattina che all'apparenza era iniziata come tante altre, solo il meteo era incerto, alternava pioggia a brevi schiarite e poi nuovamente pioggia.

Sveglia ore 5:50, igiene personale e una fugace colazione. Avevo da poco indossato la divisa da soccorritore, ma stranamente, quel giorno, sentivo dentro di me che qualcosa non andava, non ero per nulla predisposto ad iniziare una giornata a bordo di un'ambulanza.

Mi era successo anche in passato di provare una sensazione di spossatezza fisica generale accompagnata da una percezione di stanchezza mentale, forse per questi motivi non diedi molto peso a quanto stavo provando quel giorno di marzo del 2016.

Non voglio assillarvi con la narrazione di tutta la giornata e di quanti e quali servizi mi ritrovai a svolgere; posso solo dirvi per brevità narrativa che, in sole quattro ore, dalle 9:00 alle 13:30 circa, mi ritrovai ad affrontare un arresto cardiaco di un paziente obeso (oltre 150 kg) rianimato su un giro scale di un condominio in provincia di Verona, successivamente intervenimmo su un incidente mortale, accaduto proprio di fronte all'ospedale maggiore di Verona B.go Trento, perse la vita un ragazzo di 24 anni. Tentammo la rianimazione, ma non potemmo fare nulla di più, il medico sopraggiunto con l'automedica, dopo 40 minuti di RCP (Rianimazione Cardiopolmonare), ne dichiarò il decesso. Due giorni dopo, mi recai dal mio medico di base, non stavo bene, ero ansioso e con una forte tachicardia. Mi venne riscontrata una pressione di 210/115 e una frequenza cardiaca a riposo di 105 bpm. Mi fu ordinato l'elettrocardiogramma, l'ecocardiogramma e una sfilza di analisi, ma la convinzione del mio dottore e sinceramente un po' anche la mia propendeva per un forte accumulo di stress e somatizzazione dell'ansia. Fu una psichiatra, alla quale mi rivolsi spontaneamente e con solo dieci sedute, che mi diagnosticò la sindrome del "Burnout".

La mia operatività sulle ambulanze, vide uno stop totale per circa un anno, tanto durò il periodo per cercare di ripristinare quanto si era guastato in me e rimpadronirmi di una tranquillità psicologica per la quale dovetti combattere una battaglia non semplice.

Come: Il come non è particolarmente interessante nel contesto generale di questa pubblicazione. Su suggerimento e insistenza di mia moglie, iniziai a trascrivere la mia vita da soccorritore raccogliendo dal "baule dei ricordi" alcuni interventi che mi erano rimasti particolarmente impressi nella memoria e che, ovviamente, mi avevano visto protagonista in equipaggio con colleghi, infermieri e medici.

Non essendo uno scrittore professionista, trovai parecchie difficoltà nella stesura dei vari capitoli, spesso la volontà di abbandonare tutto era assai più forte della costanza nel proseguire. Attimi supportati, sopportati e spronati da Silvana (mia moglie) che, contrariamente della mia titubanza, credeva molto in questo percorso e non perdeva attimo e occasione per spronarmi nel proseguire.

Circa verso fine anno il libro venne pubblicato e tramite "Streetlib" venne diffuso sulle principali piattaforme online. Mai avrei creduto che avrebbe ben presto ottenuto un successo di recensioni e vendite come quelle ottenute, furono talmente inaspettate da cogliermi completamente sprovveduto di fronte a quanto accadde successivamente, ma questa è un'altra storia che magari vi racconterò.

Perché: Il perché l'ho appena descritto qui sopra, buona parte del merito va alla mia dolce metà, solo successivamente, durante il periodo della stesura, compresi che poteva essere anche un percorso terapeutico. Mi avrebbe aiutato a decomprimere tutta l'ansia accumulata al mio interno e realmente mai lasciata sfogare, ero un po' come una pentola a pressione con la valvola di sfiato che si era otturata. Volevo dare, in quelle pagine, il giusto merito all'immagine del soccorritore e non importava se volontario o professionista, l'importante era dare un volto e un nome a quanti, come me, si prodigavano per gli altri senza mai essere conosciuti realmente.

L'ostacolo maggiore che dovevo affrontare era la, comunicazione; trovare un modo semplice e diretto di raccontare i fatti per come si erano verificati, senza per questo scadere mai nello "splatter" o macabro che si voglia dire.

Chi mi leggeva e non era del settore, doveva vivere con me quegli attimi, ovviamente il tutto attraverso le pagine di un diario. Era fondamentale dunque che le mie parole fossero le più comprensibili e coinvolgenti possibili. Il lettore non doveva essere un elemento estraneo al contesto narrato, doveva essere in grado di trasformarsi interiormente, immedesimandosi fino quasi ad appartenere agli equipaggi intervenuti nei vari scenari; sentire su sé stesso il peso della responsabilità, le paure, le incognite che ad ogni uscita si ponevano davanti.

Posso dire che, nel mio piccolo, mi sono impegnato al massimo per rendere possibile il tutto. Ovviamente non spetta a me dare una valutazione del mio operato, l'ultima parola spetta sempre al lettore, ma ogni qualvolta leggerò una recensione positiva, saprò di aver raggiunto il mio obbiettivo.

Francesco Carè + cover libri


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2 Comments

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sergio.toscano63
Aug 29, 2023
Rated 5 out of 5 stars.

Un libro che tutti dovrebbero leggere, denso di sensazioni, descrizioni, emozioni sapientemente illustrate, con anche una buona dose di leggerezza che lo rende scorrevole malgrado gli argomenti trattati.

Ci tengo a ricordare che è il primo di un trío di letture sul mondo del soccorso che sono, insieme, un crescendo di informazioni e motivi di riflessione.

Non perdetevelo!!!

Sergio Toscano

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Guest
Aug 28, 2023

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